LA RESPONSABILITA’ DELLE ASSOCIAZIONI DI ÉLITE
Le associazioni culturali e di élite cercano di essere il cervello dell’umanità, oggi mancante.
Le associazioni di élite (Massoneria, Rotary, Lions eccetera) rivelano quello che gli intellettuali cercano inconsciamente di essere: il cervello dell'umanità.
Le associazioni di élite, e le culture in genere, cercano di rimediare alla unilateralità dispersiva degli specialisti accademici.
Le ramificazioni dei campi culturali, punto di arrivo della fase di espansione dell’universo umano, tendono a realizzarsi pienamente col riconvergere (tramite l’unione dei loro rappresentanti) alla matrice originaria unitaria; che rappresenta il completamento di ciascuna, anche ai suoi fini attuali.
Ogni campo è unilaterale e ha bisogno degli altri, complementari indispensabili per la realizzazione di sé stesso.
Le associazioni di élite ritengono di essere i cervelli dell'umanità.
E lo sarebbero se la cultura fosse quello che dovrebbe essere e si crede sia. Sarebbero gli embrioni del cervello che si va formando.
Ciò intanto dimostra che il cervello non c'è, e che l'umanità si regola con contrapposizioni di forza macroscopica, tentativi esteriori di riequilibrare le situazioni con l’ immobilizzarle.
Ma poi tali autopretesi cervelli non sono collegati all'organismo, all'umanità, loro corpo. Perciò non funzionano neppure da cervelli.
Tutte le associazioni culturali sono potenzialmente di élite; ma, per essere riconosciute come tali ed avere successo, devono ritrarsi dall’ambito circostante. La cultura è ciò che sorge in contrapposizione alla situazione esistente, sempre sbagliata e insufficiente. Dovrebbe poi ritornare alla realtà da cui è partita, a completarla e a riordinarla. Invece si ferma a metà strada, perché le nostre possibilità ci permettono di fare solo piccoli passi, che non corrispondono all'esigenza delle cose. E intanto ci si dimentica del perché si è partiti.
La teoria, per essere quello che intende anche solo dal suo punto di vista, deve essere applicabile alla pratica, alla realtà, alla vita. I “services” sono surrogati di ciò; perché fanno credere di essere la funzione che la cultura dovrebbe avere, di soluzione del mondo.
Mario Ragagnin
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