Lasciate che vi racconti una storia, di David Califa, 14 gennaio 2009, alle 10:57pm.

Oggi sono andato a visitare i miei genitori a Beer Sheva. Ci vuole un’ora circa per arrivarci. Sono giunto lì alle 12:45pm. Ho salutato e baciato i miei genitori e sono andato a sbirciare tra le pentole quello che mia madre stava cuocendo.
Improvvisamente una sirena inziò ad urlare. C’ è un solo significato associato a ciò, in questi giorni ed è lo stesso per un milione di persone in Israele: un missile stava compiendo il suo percorso da Gaza dirigendosi verso di noi e in questo caso si deve agire velocemente.
I miei genitori anziani sono già addestrati. Riuscirono in qualche modo a trascinarsi verso ciò che chiamiamo uno ‘spazio protetto’, una stanza interna con pareti spesse. Passarono 30 secondi quando un cane iniziò ad abbaiare. L’avevamo dimenticato nel giardino. Mia madre si precipitò verso la porta. “Ma cosa fai?” Chiesi. ”Vado a prendere Coco” . “Scortatelo”, le dissi.
Siamo stati ad ascoltare insieme cercando di sentire la caduta. Non ci siamo riusciti. Più tardi avremmo appreso dalla radio che era atterrato in uno spazio aperto.
Poi seguirono 3 ore di quiete. Ogni giorno c’è un cessate il fuoco tra l’una e le 4 del pomeriggio durante il quale a Gaza vengono effettuati gli aiuti umanitari.
Questa è stata la mia esperienza oggi, e non provo nessun tipo di risentimento. Non provo nemmeno ad effettuare dei paragoni con l’inferno sulla terra vissuto dai civili innocenti di Gaza. Non riesco ad avere la più lontana immaginazione di come ci si possa sentire laggiù. E non auguro a nessuno di voi di poterlo immaginare.
Tutto ciò è così privo di senso. Il mio cuore geme per tutte quelle persone a Gaza che da due settimane ormai stanno subendo morti, feriti, la perdita di parenti e amici e di beni personali oltre a quella di subire un trauma insanabile.
Oggi, più che mai ho avuto la convinzione che l’unica via percorribile sia quella della pace. Dobbiamo in qualche modo riuscire ad venirci incontro ed entrare in contatto gli uni con gli altri, guarirci reciprocamente le ferite, ristabilire un po’ di fiducia ed iniziare il dialogo.
Non vedo altra possibilità.

Testo originale: Let me tell you a story. Posted by David Califa on January 14, 2009
Traduzione: gruppo “Traduttori per l’italiano” (Giusi, Sara)

Views: 54

Replies to This Discussion

Personalmente, come molte altre persone che ho conosciuto qui in i.Peace, ed altre in Italia, penso che l'unica via d'uscita sia aiutare Israeliani e palestinesi ad entrare in contatto gli uni con gli altri, ad incontrarsi e conoscersi di persona, a sostenere il processo del guarirsi reciprocamente le profonde ferite,a ristabilire la fiducia ed il dialogo. Sono profondamente convinta che per portare la pace in Medio Oriente non servano eserciti, armi, bombe, minacce, punizioni, ritorsioni, nè la politica attuale.Secondo me questa violenza militare su Gaza che ha portato morte, distruzione, ferite immense sia fisiche che degli animi, peggiora lo stato delle cose e porterà rabbia, odio, reazioni molto violente dovute all'esasperazione, alla sofferenza infinita, alla maggiore povertà di tutto. La soluzione sta nel superare questo conflitto umanitario tra due popoli che sono certi (per motivi differenti) di avere un diritto storico, filosofico, esistenziale, di vivere sulla stessa terra. La soluzione è imparare a viverci aiutandosi reciprocamente, giorno dopo giorno, con pazienza infinita, perseveranza senza limiti, visione ampia volta ad un futuro infinito (come per ogni processo che dai primi passi approssimativi chiede passi sempre in miglioramento per una vita armoniosa ancor più vivificata). Coloro che ci credono (sia palestinesi sia israeliani), sono i pionieri, persone che dobbiamo aiutare a non perdere nè forza, nè speranza, cui dobbiamo tutti uniti far rete, far loro scudo affinchè possano costruire all'infinito le condizioni di modo che anche altri si uniscano in questo processo, ed altri ancora sino a raggiungere un numero sufficientemente alto da poter riscontrare un reale cambiamento in coscienza ed opinione nei propri paesi da ricercare e votare uomini politici che facilitino ancor di più tale processo di pace armoniosa e rispettosa. Tutti noi di paesi internazionali abbiamo il compito di favorire e sostenere condizioni per loro facilitanti in tale direzione. Oggi, è imperativo aiutare Gaza a ricostruirsi, gli abitanti a ritornare a vivere ed a migliorare al massimo le loro condizioni di vita, lavoro ed autonomia. Questo, secondo la mia opinione, affinchè israeliani e palestinesi si sentano alla pari in dignità e diritto (Human Rights) e rispetto e potenzialità.

Desidero ricordare la splendida West-Eastern Divan Orchestra fondata da Edward Said e da Barenboin (pianista e direttore d'orchestra di fama mondiale), un'orchestra formata da musicisti arabi palestinesi e da israeliani. Sono giovani bravissimi artistii e, quando suonano producendo una grande armonia, hanno gli occhi vivaci e gioiosi. I Rapporti Retti sono tali quando portano ogni singolo a sentire di avere un suo posto riconosciuto ed in cui si trova con suo benessere, entro un gruppo (come il simbolo dell'orchestra) unito che si esprime producendo una grande armonia e vitalità. E' quali individui autocoscienti e responsabili che dobbiamo tentare (e riprovare sino a riuscire) di inserire appropriatamente le nostre piccole personalità nel mosaico della vita dell'Umanità Unita. Questo compito è di tutti noi in quanto parti dell'umanità: in tal senso siamo palestinesi e israeliani oltre che italiani. Per farlo, mettiamoci le qualità che si trovano nel nostro profondo e che abbiamo il compito di sviluppare ed esprimere: ermpatia, altruismo, calma, serenità, fiducia, coraggio, disidentificazione (uscire dal proprio sè per "entrare nei mocassini dell'altro" come dicono gli indiani d'America) e corretto uso della discriminazione (comprendere e conoscere la vera natura dei fenomeni tutti, non solo di parte), la purificazione dei moventi (non più solo per sè e pochi favoriti), l'allargamento e l'elevazione delle nostre mete esistenziali, il superamento dei nostri piccoli problemi personali interni a noi, il percepire e realizzare il "noi tutti siamo Uno"(superando l'isolamento che ci fa sentire divisi dagli altri creando un illusorio senso di incomunicabilità e sfiducia reciproca) ovvero dalla realizzazione interiore dell'esperienza dell'Io che porta alla coscienza individuale, passare all'esperienza della coscienza dell'Uno sperimentando insieme la coscienza del gruppo allargato che tutti include. Lavoriamo in tal senso. Tutti.
Buon lavoro a tutti, ma proprio tutti noi, di divenire sempre più "noi siamo Uno"!

RSS

Latest Activity

Lucy Williams updated their profile
Jul 5, 2023
Sandra Gutierrez Alvez updated their profile
Oct 1, 2022
DallasBoardley updated their profile
Feb 8, 2022
RADIOAPOLLON1242 AIGOKEROS PANOS updated their profile
Feb 2, 2022
Shefqet Avdush Emini updated their profile
Jul 2, 2021
Ralph Corbin updated their profile
Jun 25, 2021
Marques De Valia updated their profile
Mar 24, 2021
SSEAYP - South-East Asian Youth liked David Califa's discussion Flash Banners Here
Feb 29, 2020

© 2024   Created by David Califa. Managed by Eyal Raviv.   Powered by

Badges  |  Report an Issue  |  Terms of Service